+ 39 0444 559445 bibliotecamberico@gmail.com

Donne ch’avete intelletto d’amore

Donne ch’avete intelletto d’amore

Le donne di Dante nella vita e nella poesia.

In occasione del 7 centenario della morte di Dante, la Biblioteca Berica propone un evento che unisce poesia, arte, musica e bellezza con Chiara Magaraggia, Franca Grimaldi e Michele Mastrotto.

Fra Davide Montagna

Orazione allo Spirito Santo (di fra Davide Maria Montagna osm)

O Santo Pneuma,

profumata radice

di ogni femminilità,

che è nel cosmo,

sorgente di ogni verginità e stupore,

scia suadente di profumo,

aura impregnata di polline,

acqua carica di germi vitali;

bruciore infuocato del desiderio,

grazia, che ingioielli

-con delicatezza- ogni creatura,

velo di pudore,

che avvolgi il sacro

e teneramente lo riveli,

arpa segreta

e canto melodioso

dell’estrema seduzione,

sovrano Amante,

complice dell’invisibile

fervida vita

del Verbo e del Padre,

Bellezza ardente,

sigillo e bacio fragrante

della Santa Trinità,

sgombra da noi ogni opacità

e illimpidisci cuore e sensi di ogni mortale,

accendendovi l’eros più sublime e inebriante,

versa alle nostre mense

la coppa serena dell’agape e della gioia scintillante,

dona ancora il sogno immortale

di amicizie senza tramonto,

preserva intatti

nel loro splendido nitore

tutti i frammenti aurei

della santa femminilità

disseminati nella storia umana,

custodisci con trepida cura

ogni germoglio di vita,

che fatica ad affermarsi e a fiorire,

attrai i tuoi devoti

ad un’adorazione silente e docile,

colma di gratitudine e di attesa;

sollecita dall’intimo il cuore della Sposa,

che incessantemente gema

-in faccia al mondo e senza ritegno-

la suprema preghiera:

“Vieni, Signore Gesù!”.

Maranathà!  Amen. 

Tratta dal libro di Davide Maria Montagna, Stupore.  Tutte le poesie (1957-2000), Servitium, Sotto il Monte, 2010

Biografia 

Di lui scrisse il priore generale Hubert M. Moons nella “memoria” inviata alle comunità dell’Ordine: «Storico, poeta e notissimo cultore di mariologia, […] ha trascorso la sua giornata terrena fino all’ultimo immerso nella sua attività di diffusore e cantore dell’amore a santa Maria e della spiritualità servitana. Ha amato l’Ordine con tutte le sue forze, in un personalissimo e particolare anelito e sforzo di diffusione e incarnazione della spiritualità dei Servi in tutte le sue componenti». 

La sua attività in campo culturale è documentata dalla vastissima bibliografia, di cui in questo volume si dà solo qualche campionatura e che spazia dalla storia dell’Ordine alla mariologia, dalla spiritualità alla poesia; alla diffusione scritta delle sue ricerche, alla collaborazione a numerose riviste e iniziative editoriali nazionali ha unito l’insegnamento (ad esempio, Pontificia Facoltà Teologica Marianum e Studio teologico di Santa Maria dei Servi di Monte Berico), le innumerevoli conferenze, dibattiti e incontri pubblici lungo tutta l’Italia e gli interventi di animazione spirituale dentro e fuori le strutture già codificate, con un amore speciale per le suore e le monache Serve di Maria, sensibilizzando in particolare le realtà laicali più vicine all’Ordine e dando vita al movimento delle Diaconie laiche dei Servi. Meritano una menzione a parte le Settimane estive di spiritualità presso il convento della Santissima Annunciata di Rovato e i suoi appassionati messaggi al termine di ciascuna Marcia nazionale dei Servi, di cui fu l’ideatore e a cui partecipava sempre con intelligente sostegno e consiglio. 

In tutti i conventi dei Servi dove è stato di famiglia (San Carlo [Milano]; Santa Maria di Monte Berico [Vicenza]; Santa Maria della Misericordia [Venezia]; Santa Maria delle Grazie [Udine]; Santa Maria del Cengio [Isola Vicentina]) o ha soggiornato e operato (particolarmente Pistoia e Sansepolcro) si è dimostrato stimolante, anche se non accomodante, indefesso propugnatore d’iniziative culturali, aperto all’accoglienza e alla valorizzazione di tutte le componenti della Famiglia servitana.

Negli ultimi anni, seppur debilitato dalla malattia, che lo costringeva a rifugiarsi presso la clinica di Pisa (dove le Serve di Maria lo “rimettevano a nuovo”), non ha ridotto la sua attività, in cui assumevano un ruolo speciale il contatto e la guida spirituale verso giovani o coppie.

[Tratto da Davide Maria Montagna, Stupore. Tutte le poesie edite e inedite (1957-2000), Sotto il Monte 2010, pp. XLVII-XLVIII]

 

Padre Davide Maria Montagna

 

Davide Maria (Luigi) Montagna nacque a Milano il 25 febbraio del 1937 da Emilio e Ines Filippi. Entrò fin da ragazzo nell’Ordine dei Servi di Maria e vi compì il regolare cursus studiorum. Emise la professione solenne a Roma il 1° novembre 1958 e, sempre a Roma, fu ordinato presbitero il 18 aprile 1960.

La morte lo ha colto durante un viaggio in treno verso Fornovo Taro (Parma), colpito da infarto, a soli 63 anni di età, la sera del 18 maggio 2000. È sepolto nel cimitero di Santa Maria di Monte Berico.

Rinascere – padre Albino M. Candido

 

Brani di vita finita

tronchi di esistenza abbandonati …

Che cosa mi rimane se non credo?

Le tue parole

sono annunzi di liberazione

sono punte di fuoco che bruciano

ogni segno di decomposizione.

La vita si riaccende di vita

se credo.

Ti disseti anche solo

di questa mia goccia di fede?

Di questo volere

di foglia che spunta dal ramo

oppure di foglia che resiste sul ramo?

Se credo tutto verrà da sé,

come la creazione,

gratuitamente,

perché tu operi in vista di Te,

in vista dell’amore che

non ha legge,

non ha misura,

non ha calcolo.

E’ un mare per tutti e per ognuno.

La tua resurrezione

mi ha seminato nel cuore

la Speranza,

speranza che mette verde

e colori forti

in ogni momento del vivere,

rimanendo viva

nell’intimità di tutte le cose.

Vivo ti ho riconosciuto

negli alberi che gettano gemme,

nei prati che stendono verde,

nell’inquieto desiderio di Te.

Biografia

Padre Albino Candido nasce nel 1916 a Ludaria di Rigolato, nel cuore dei monti della Carnia friulana.

Da giovane entra nell’Ordine dei Frati Servi di Maria. Viene ordinato sacerdote a Monte Berico il 18 agosto del 1948.

Colto e dotato, amante dello studio e delle materie classiche e umanistiche, traduce questa sua sensibilità in trentacinque anni di prezioso insegnamento presso i seminari minori OSM.

Caratterizzato da una ricerca della fede continua e spesso inquieta, si è rivelato come un esempio e un maestro di vita.

Fu amico di p. Camillo De Piaz e di p. David Turoldo.

Scompare il 16 agosto 1992 all’età di 76 anni.

La poesia proposta è tratta dal libro “Un’ultima foglia sulla punta del ramo” che raccoglie tutte le sue poesie dal 1953 al 1989.

Padre Albino M. Candido

 

Il Poema della Croce

 

La Madre,

quella che come me

mangiò la terra del manicomio credendola pastura divina,

quella che si legò ai piedi del figlio

per essere trascinata con lui sulla croce e ne venne sciolta

perché continuasse a vivere nel suo dolore.

Potevano uccidere anche Maria,

ma Maria venne lasciata libera di vedere

la disfatta di tutto il suo grande pensiero.

Ed ecco che Dio dalla croce guarda la madre,

ed è la prima volta che così crocifisso

non la può stringere al cuore,

perché Maria spesso si rifugiava in quelle braccia possenti,

e lui la baciava sui capelli e la chiamava «giovane»

e la considerava ragazza.

Maria, figlia di Gesù

Biografia

Alda Giuseppina Angela Merini, nota semplicemente come Alda Merini (Milano, 21 marzo 1931Milano, 1º novembre 2009) è stata una poetessa, aforista e scrittrice italiana. Una vastissima produzione artistica. 

In più occasioni è stata avanzata la sua candidatura al premio Nobel per la letteratura.

Fonte https://it.wikipedia.org/wiki/Alda_Merini

Giovanni Nuti (Viareggio, 21 agosto 1964) è un musicista e cantautore italiano.

Alda Giuseppina Angela Merini

 

Mariangela Gualtieri – 9 marzo 2020

9 marzo 2020

Questo ti voglio dire

ci dovevamo fermare.

Lo sapevamo. Lo sentivamo tutti

ch’era troppo furioso

il nostro fare. Stare dentro le cose.

Tutti fuori di noi.

Agitare ogni ora – farla fruttare.

 

Ci dovevamo fermare

e non ci riuscivamo.

Andava fatto insieme.

Rallentare la corsa.

Ma non ci riuscivamo.

Non c’era sforzo umano

che ci potesse bloccare.

 

E poiché questo

era desiderio tacito comune

come un inconscio volere –

forse la specie nostra ha ubbidito

slacciato le catene che tengono blindato

il nostro seme. Aperto

le fessure più segrete

e fatto entrare.

Forse per questo dopo c’è stato un salto

di specie – dal pipistrello a noi.

Qualcosa in noi ha voluto spalancare.

Forse, non so.

 

Adesso siamo a casa.

 

È portentoso quello che succede.

E c’è dell’oro, credo, in questo tempo strano.

Forse ci sono doni.

Pepite d’oro per noi. Se ci aiutiamo.

C’è un molto forte richiamo

della specie ora e come specie adesso

deve pensarsi ognuno. Un comune destino

ci tiene qui. Lo sapevamo. Ma non troppo bene.

O tutti quanti o nessuno.

 

È potente la terra. Viva per davvero.

Io la sento pensante d’un pensiero

che noi non conosciamo.

E quello che succede? Consideriamo

se non sia lei che muove.

Se la legge che tiene ben guidato

l’universo intero, se quanto accade mi chiedo

non sia piena espressione di quella legge

che governa anche noi – proprio come

ogni stella – ogni particella di cosmo.

 

Se la materia oscura fosse questo

tenersi insieme di tutto in un ardore

di vita, con la spazzina morte che viene

a equilibrare ogni specie.

Tenerla dentro la misura sua, al posto suo,

guidata. Non siamo noi

che abbiamo fatto il cielo.

 

Una voce imponente, senza parola

ci dice ora di stare a casa, come bambini

che l’hanno fatta grossa, senza sapere cosa,

e non avranno baci, non saranno abbracciati.

Ognuno dentro una frenata

che ci riporta indietro, forse nelle lentezze

delle antiche antenate, delle madri.

 

Guardare di più il cielo,

tingere d’ocra un morto. Fare per la prima volta

il pane. Guardare bene una faccia. Cantare

piano piano perché un bambino dorma. Per la prima volta

stringere con la mano un’altra mano

sentire forte l’intesa. Che siamo insieme.

Un organismo solo. Tutta la specie

la portiamo in noi. Dentro noi la salviamo.

 

A quella stretta

di un palmo col palmo di qualcuno

a quel semplice atto che ci è interdetto ora –

noi torneremo con una comprensione dilatata.

Saremo qui, più attenti credo. Più delicata

la nostra mano starà dentro il fare della vita.

Adesso lo sappiamo quanto è triste

stare lontani un metro.

Biografia

Laureata in architettura allo IUAVdi Venezia, ha fondato, insieme a Cesare Ronconi, il Teatro Valdoca nel 1983.

Nelle sue opere, sia poetiche che teatrali, ha spesso accentuato l’aspetto della “inadeguatezza della parola”.

Nelle interviste rilasciate dalla poetessa sono citati spesso i poeti da lei amati: Dante, Rebora, Amelia Rosselli, Dylan Thomas. Il teatro della Valdoca ha rappresentato poesie di Mario Luzi, Franco Loi, Franco Fortini, Maurizio Cucchi, Piero Bigongiari.

Fonte https://it.wikipedia.org/wiki/Mariangela_Gualtieri

Intervista a Mariangela Gualtieri 

Mariangela Gualtieri

Mariangela Gualtieri

(Cesena1951) è una poetessa e scrittrice italiana